
Il ginecologo è un medico specializzato in ginecologia, quella branca della medicina che si occupa della fisiologia, ma soprattutto delle patologie inerenti all'apparato genitale femminile. In particolare, il ginecologo segue la donna in tutte le fasce d'età a partire dalla pubertà, dopo il menarca, in caso di comparsa di disturbi specifici perdite bianche, prurito, bruciore o altri segni d'infiammazione ; durante il periodo fertile, informando circa la contraccezione e accompagnando la donna durante la gestazione e poi il parto; in menopausa e postmenopausa, prescrivendo terapie ormonali e antidepressive utili a migliorare la qualità della vita. Il ginecologo, inoltre, si occupa delle problematiche legate alla sfera riproduttiva e delle tecniche di fecondazione assistita, in soccorso alle coppie interessate da sterilità. Chi è invece il sessuologo? Dunque come scegliere bene? Preziosa sarà dunque la collaborazione delle due figure professionali, affinchè la paziente possa essere accompagnata in sinergia alla risoluzione dei suoi problemi. Un aspetto importante è che la donna possa individuare negli specialisti dei punti di riferimento, cui appellarsi ogni volta che ce ne sia bisogno durante la propria vita. Che cosa fanno?
Fantasia e Realtà 1Corre un filo resistentissimo tra i Campi Magnetici , la seconda serie della Rivista «Littérature» e il Manifesto, preceduto da Poisson soluble, entrambi della fine del , quando inizia il momento più luminoso del surrealismo allo stato nascente. La poesia, sempre percorsa da nuove folgorazioni, attinge ad insospettate riserve di energia. I surrealisti acquisiscono un linguaggio trasgressivo, bislungo, allusivo, accogliendo i segnali manifesti del pensiero involontario, abbandonandosi al dettato automatizzato, trascrivendo i messaggi inquietanti dei sogni. Nacque da questo sentimento la necessità di partecipare alla vita sociale e politica della Nazione. Breton, Manifestes du surréalisme
Serial killer in Italia; tre casi eclatanti: Gianfranco Stevanin, Donato Bilancia, Luigi Chiatti Gianluca Massaro, Sui dolci colli di Firenze, tra cipressi e olivi, con vigne e ginestre, il mostro di Firenze ha ucciso non solo quattordici o sedici ragazzi, ma anche la serena certezza che l'Italia fosse dispensato dal fenomeno dell'omicidio seriale. È arduo spiegare perché, fino all'inizio degli anni '80, ci ritenessimo immuni da questa forma di patologia criminale. Eppure, addirittura prima di questi fatti, la cronistoria aveva parlato più volte di crimini seriali. Del resto, le autorità ribadivano che in Italia non considerando la criminalità organizzata si uccideva essenzialmente per due sole ragioni: denaro e emozione. Culturalmente, sostenevano, ci era estraneo il fenomeno dell'omicidio per piacere. Purtroppo, il mostro di Firenze ci ha aggressivamente risvegliato da questa illusione. Abbiamo legittimo mutuare il termine anglosassone serial killer, l'unico in grado di rendere distintamente il concetto. In italiano è ceto usato, e tuttora si usa, l'appellativo mostro.